Liquirizia in Gravidanza si può mangiare o fa male

Fa Bene o Fa male

Durante la gravidanza possono insorgere diversi disturbi, anche nel caso di un fisico sano e senza apparenti patologie. Per questo motivo esistono dei cibi da dover limitare o addirittura eliminare per l’intera durata della gestazione.

I tipici sintomi comuni della gravidanza si dividono in: nausee, mal di testa, mal di stomaco, difficoltà digestive, pressione bassa, stasi linfatica, pressione alta, gambe gonfie, ritenzione idrica, sensazione di addome gonfio.

L’azione della liquirizia è particolarmente utile per la digestione, come azione disinfettante per la gola, contro la tosse, come protezione per l’apparato gastrointestinale e per la sua azione lassativa. Tutti questi benefici apportati dalla liquirizia devono però essere assunti sotto dosaggi minimi durante la gravidanza, poiché studi medici hanno confermato dati dalle casistiche, seri problemi nelle gestanti sotto abuso di liquirizia.

I dati più preoccupanti emergono dalla Finlandia, lo studio ha analizzato un consumo superiore ai 500mg settimanali di liquirizia in alcune gestanti. I bambini, al momento della nascita, presentavano danni neurologici, poiché la glicirrizina contenuta nella liquirizia è in grado di danneggiare la placenta, causando gravi danni cognitivi e comportamentali al nascituro. Un ulteriore rischio, abusando di liquirizia, è quello del parto prematuro.

La liquirizia è generalmente sconsigliata, ma tuttavia un suo uso discreto dopo i pasti può aiutare la gestante nel processo di digestione, agendo contro la nausea.

Le dosi concesse risultano essere 300 mg a settimana, superata questa soglia si entra dunque in una situazione di pericolo.

 

Erbe e Piante da Evitare in Gravidanza

Tra le erbe da evitare durante il periodo della gestazione vi sono anche la frangula, il rabarbaro, la senna, la cascara e l’aloe che contengono gli antrachinoni. Nel caso dell’aloe vera ne è concesso l’uso sotto forma di gel crema, poiché l’effetto lassativo è invece tipico della sua assunzione per via orale.

Altre piante potrebbero scatenare delle contrazioni uterine o agire come un integratore dimagrante, in entrmabi i casi assolutamente sconsigliate durante la gravidanza (artiglio del diavolo, iperico, salice, ginko, ginseng, fucus, partenio e uncaria).

Il rischio delle allergie invece passa attraverso le piante contenenti oli ossenziali come menta, finocchio e arancio amaro. Salvia, aglio, carciofo sono alimenti da assumere sotto stretto controllo, così come la liquirizia, poiché potrebbero tramandare allergie al bambino o l’insorgere di disturbi più gravi.

Anche durante la fase dell’allattamento alcuni cibi restano banditi dall’alimentazione, in quanto le loro proprietà potrebbero passare attraverso il latte materno. Cibi come il carciofo e la salvia, che durante la gestazione potevano rallentare la produzione di latte, durante l’ultima fase possono essere invece reintrodotti (verso la fine dell’allattamento).

Sempre durante la fase dell’allattamento possono essere introdotte delle tisane a base di finocchio, ma soltanto sotto forma di alimento solubile.

Oltre alle erbe e alle piante descritte sono da evitare la nicotina, il caffè, zenzero (assunto solo con cautela, sotto consiglio medico), borragine, farfara, consolida, farfaraccio, senecione, camomilla, centella, cimicifuga (capacità di aumentare le contrazioni uterine), iperico, idraste, momordica, kava kava, ortica, partenio, rosmarino, sedano, trifoglio, uncaria tomentosa, uva ursina, witania (ginseng indiano).