Freddo invernale, rischio disidratazione: quanto bisogna bere?

Nonostante le temperature rigide della stagione invernale il rischio di una disidratazione data da un apporto insufficiente di acqua può dimostrarsi altamente nociva per la salute dell’organismo. Il freddo invernale non esclude il rischio di una disidratazione pericolosa proprio come avviene durante l’arco delle stagioni più calde.

Persino il freddo si dimostra quindi responsabile di un apporto insufficiente di acqua giornaliera, come confermato e sottolineato da Elisabetta Bernardi, specialista in Scienza dell’ Alimentazione, la quale si è soffermata sul rischio di ipoidratazione dato da un amento della diuresi in correlazione all’abbassamento delle temperature per le quali risulta estremamente importante provvedere al fabbisogno quotidiano di liquidi.

Attraverso questo nuovo articolo ci occuperemo di approfondire tutti i rischi legati alla disidratazione data dal freddo invernale, soffermandoci in particolar modo sulle avvisaglie dei sintomi legati alla disidratazione corporea, arrivando al calcolo essenziale delle quantità d’acqua necessarie al fine del mantenimento in salute dell’organismo al di là dei periodi stagionali.

Freddo Invernale e Rischio Disidratazione: tutto quello che occorre sapere

Durante il periodo della stagione invernale il sudore corporeo tende ad evaporare con maggiore rapidità in relazione all’aria fredda e secca. Il rischio di una disidratazione dell’organismo si presenta quindi alto proprio come all’interno della stagione estiva per la quale, tuttavia, il richiamo all’assunzione di acqua, viene avvertito maggiormente dai singoli soggetti.

Il consiglio dei medici contro il rischio della disidratazione invernale rimane quello di assumere liquidi attraverso acqua e alimenti, senza attendere lo stimolo ultimo della sete. All’interno dell’arco della giornata si dovrà assumere un corretto apporto di acqua escludendo sia la carenza che l’eccesso alla base della stessa.

L’apporto consigliato di acqua giornaliera viene stabilito intorno a 1,5 litri per un massimo di 2 litri i quali dovranno essere assunti nell’intero arco del giorno evitando assunzioni eccessive concentrate in un unico momento. Il rischio della disidratazione sfocia in uno stato patologico altamente pericoloso in grado di provocare la morte del soggetto nei casi più gravi.

Alla base dei sintomi principali legati alla disidratazione si trovano: sete, fiacchezza, debolezza, astenia
vertigini, affaticamento eccessivo, sonnolenza, torpore diffuso, deficit cognitivi, palpitazioni e tachicardia, ansia, pelle e mucose asciutte, ipotensione, aumento della concentrazione degli elettroliti, diminuzione del volume plasmatico, episodi di svenimento, perdita di conoscenza e giramenti di testa.

In casi estremi di disidratazione, sotto un livello di acqua presente nell’organismo in quantità inferiori ai 3,5 litri, si assiste al progressivo declino di tutte le principali funzionalità vitali fino al decesso. Con l’arrivo della stagione invernale la sete tende a diminuire rispetto al periodo estivo e alla sensazione soffocante data dall’umidità, dalla sudorazione e dalle alte temperature.

Il segreto per evitare il rischio di una disidratazione invernale consiste nel suddividere le corrette quantità di assunzione di acqua lungo l’arco dell’intera giornata, anche in assenza dello stimolo della sete. A tal proposito ci si potrà avvalere anche di infusi e tisane calde in grado di sopperire al bisogno fisiologico dell’organismo sotto la sensazione di calore data dalla bevanda. In caso di disidratazione grave si renderà necessario un intervento medico atto a ristabilire i normali equilibri fisiologici per mezzo di flebo endovenose come accade spesso ai soggetti più anziani.