Perché il cervello dimentica i dettagli
Al momento del ricordo di un evento del passato la memoria tende automaticamente a rimuovere i particolari dalla scena, lasciando emergere soltanto l’accaduto in senso generico. In questo caso il cervello umano si dimostra maggiormente propenso al ricordo generale piuttosto che agli elementi specifici. Le ultime ricerche in campo medico-scientifico si sono concentrate proprio su tale aspetto della mente, presentando i risultati al meeting Society for Neuroscience, a San Diego.
Attraverso il corso di questo nuovo articolo ci occuperemo di approfondire tutto ciò che riguardano i ricordi conservati all’interno della mente, soffermandoci in particolar modo sulla défaillance presentata dal cervello stesso a riguardo dei dettagli specifici di un evento.
I dettagli dimenticati dal cervello: le possibili spiegazioni
Il cervello umano, soprattutto a distanza di tempo, tende a dimenticare i dettagli di un ricordo mantenendo vivo soltanto l’aspetto generico dello stesso, sia che si tratti di un particolare evento, di una persona, di una situazione positiva oppure negativa. Una delle possibili spiegazioni di tale processo della memoria integra una tipologia evolutiva legata alla sopravvivenza semplificata del soggetto in rapporto ad una rete di ricordi astratti, cercando di enfatizzare in questo modo soltanto gli aspetti principali del ricordo in sé.
Le difficoltà di memoria nei dettagli presentano tuttavia anche una chiave di lettura diversa, tirando in ballo un’alterazione della capacità di immagazzinare gli eventi per potersene servire in seguito sfruttando la capacità di memoria del proprio cervello. A tal proposito gli scienziati dell’Università di Birmingham, nel Regno Unito, hanno condotto una sperimentazione chiedendo a 22 soggetti volontari di memorizzare 128 coppie di oggetti apparse sullo schermo di un computer, tutte quante formate da un elemento di contesto e da un oggetto.
Presentando ai partecipanti soltanto l’immagine di contesto è stato chiesto loro di ricordare l’oggetto in abbinamento, sotto il risultato di ricordi astratti riferiti alla categoria di appartenenza all’oggetto in questione nel 79% dei casi. Durante lo sforzo compiuto dalla mente per attingere ai propri ricordi è stata inoltre messa in evidenza l’attività della neocorteccia, registrando un picco di valori, l’area deputata alle funzioni cognitive superiori nella parte più esterna del cervello.
A momento della visualizzazione di una scena il cervello si attiva memorizzando inizialmente i dettagli percettivi uniti ai centri visivi, inviando tali informazioni alla sede della neocorteccia, mentre per ricordare i particolari specifici legati ad un evento del passato la mente compie un processo complicato quasi mai del tutto corrispondente ai minimi particolari. Tale collegamento tra i ricordi e la capacità della memoria è stato valutato anche all’interno di un secondo esperimento tramite memorizzazione di coppie di parole e immagini scollegate tra loro, rievocate tramite specifici comandi vocali.
Il secondo esperimento ha rivelato un picco a carico dell’attivazione della corteccia visiva pari a 100 millisecondi di anticipo rispetto alle tempistiche relative alla neocorteccia, il tutto registrato all’interno dei processi di memorizzazione, l’EEG, ovvero l’elettroencefalografia dedita alla registrazione dell’attività elettrica del cervello. Entrambe le ricerche hanno cercato di portare alla luce le possibili spiegazioni alla base della ‘perdita di memoria’ da parte dei dettagli in riferimento a determinati eventi e scenari.