Le Creme Solari Fanno Male? Le Sostanze Nocive e Dannose da Evitare

Tempo d’estate, tempo di sole, mare e tintarella, ma con un occhio attento non solo al lato estetico di un’abbronzatura dorata, ma anche a quello della salute e del benessere dell’organo più esteso del nostro corpo e quello più maltrattato: la nostra pelle.

Quando ci si espone ai raggi UVa e UVb del nostro sole, è molto importante proteggersi coprendo la nostra pelle con un filtro, un flat adatto alla luminescenza che vogliamo ottenere ed alla fotosensibilità del nostro derma. Quando comincia la bella stagione, tutti noi cerchiamo i migliori prodotti in commercio per proteggere noi stessi, i nostri cari ed i piccoli, ben più fragili ed incuranti, vista la giovane età, dei rischi connessi all’esposizione al sole.

Ci sono però altri rischi, insiti nei prodotti stessi e nelle creme solari: molte di queste contengono sostanze nocive per la pelle. Un paradosso vero, ma reale. Proprio perché oramai questi prodotti sono diventati di uso comune, i professionisti della più grande struttura al mondo nella tutela e nel benessere della salute, la Food and Drug Administration (FDA) statunitense  che regola e monitora gli alimenti ed i prodotti farmaceutici, ha condotto di recente uno studio molto particolare.

La FDA ha preso di mira quattro principi attivi presenti in moltissimi prodotti solari e ne ha valutato l’assorbimento a livello fisiologico, una volta applicati. Come ben sappiamo, la nostra pelle non solo ci protegge dagli agenti esterni, ma tende ad assorbire le sostanze con cui viene a contatto, assimilandole e metabolizzandole poi internamente.

I quattro principi attivi sottoposti ad indagine, sono da tempo nell’occhio del ciclone e si sta cercando di capire quali implicazioni possano avere sulla salute umana, dato che permangono in circolo nel corpo ben 24 ore prima di essere smaltiti, non parlando del fatto che la loro concentrazione aumenta sempre più creando quasi assuefazione nel corpo durante la stagione estiva e l’uso quotidiano e ripetuto.

Ecco quali sono i quattro protagonisti degli studi e quello che sappiamo di loro, anche se eviteremo, per ovvie ragioni, di chiamarli “i fantastici 4”:

  • Avobenzone. Utilizzato nella cosmetica e presente nei rossetti, nelle creme e nei prodotti solari, nonché altri cosmetici, è quello che si può definire un filtro UVa ed UVb ad ampio spettro, dato che è capace di assorbire un’ampia gamma di raggi ultravioletti di diverse lunghezze d’onda. E’ solubile in acqua e tende a formare con questa composti organici tossici per il nostro organismo: acidi aromatici, aldeidi, fenoli e acetil benzeni. Se utilizziamo un prodotto contenente questo principio e ci bagniamo la pelle, ovvero sudiamo, la soluzione chimica che ne scaturisce può essere tossica.
  • Oxybenzone. Composto organico utilizzato come foto stabilizzatore nei prodotti solari, grazie alle particolari caratteristiche funzionali che proteggono la pelle dai raggi ultravioletti in modo estremamente efficace. Purtroppo questo principio tende a penetrare nella cute e stimola i cosiddetti radicali liberi che recano tantissimi danni al nostro corpo e possono, nei casi più gravi e rari, provocare anche tumori, oltre ad alterare il sistema delle ghiandole endocrine. La FDA sconsiglia l’utilizzo di prodotti contenenti questo principio attivo, soprattutto nelle fasi in cui il nostro fisico è molto fragile ed il sistema immunitario fortemente debilitato: le donne incinte ed i bambini con età inferiore ai 2 anni dovrebbero non utilizzare prodotti solari con oxybenzone.
  • Ecamsule. Composto organico che diventa un filtro vero e proprio per i raggi ultravioletti. Si è dimostrato esssere ben tollerato dagli organismi ed ha manifestato poco assorbimento percutaneo, nonché effetti sistemici transitorio e passeggeri. Dallo studio, nonostante i sospetti, è emerso essere relativamente sicuro.
  • Octocrylene. Filtro solare che protegge dai raggi UVb e da quelli UVa corti. Sembra essere un forte allergene perché i bambini che hanno utilizzato questo tipo di sostanza, hanno sviluppato dermatite da contatto e gli adulti hanno manifestato un’altra forma: la dermatite fotoallergica. Questa sostanza sembra essere molto assorbita dal derma e stimolerebbe anch’essa, come l’Oxybenzone, la produzione dei radicali liberi che tanto fanno male al nostro organismo, oltre ad invecchiarci precocemente.

E’ importantissimo, dunque, leggere le etichette dei prodotti che acquistiamo, facendo attenzione agli ingredienti, ai principi attivi ed alle informazioni riportate per comprendere quanto quel prodotto sia efficace, efficiente, sicuro e possa fare al caso nostro.

Ecco alcuni consigli per comprendere appieno cosa stiamo acquistando e perché:

  • SPF (Sun Protection Factor). L’elemento più popolare, corrisponde al fattore di protezione solare. Maggiore il suo valore, maggiore sarà il livello di protezione (e minore l’abbronzatura). Un valore alto è particolarmente indicato per le pelli sensibili, delicate ed ancora bianche, evitando scottature e danni apparentemente invisibili al nostro derma.
  • Raggi Uva e Uvb. Fondamentale, il prodotto deve schermare sia dai raggi Uva (più pericolosi), sia da quelli Uvb. In alcune etichette potremmo trovare l’indicazione “IR”, ovverossia infrarossi, ma non è uno standard che garantisca al riguardo.
  • Filtri Chimici e Fisici. I primi sono principi realizzati artificialmente ed in laboratorio con il presupposto di assorbire la luce ultravioletta convertendola in raggi meno nocivi; i secondi creano una vera e propria barriera flat che riflette i raggi solari. Questi ultimi di solito utilizzano il biossido di titanio e l’ossido di zinco, a causa delle proprietà note di questi materiali: in assoluto si tratta dei prodotti più sicuri da utilizzare. Purtroppo c’è un altro lato della medaglia: proteggono benissimo, ma sono antiestetici perché creano una sorta di patina bianca che copre la pelle. Nelle creme solari, solitamente, troviamo sia i filtri chimici, sia quelli fisici, a parte quelle biologiche (Bio) che naturalmente contengono solo filtri naturali.
  • Derivati di oli minerali e petrolati (mineral oil, petrolatum, paraffinum). Questi elementi, se scritti nell’etichetta, possono creare irritazione in chi usa questi prodotti e sono comedogenici, ovvero tendono a depositarsi nei pori della pelle, ostruendoli e creando dei fenomeni antiestetici nonché poco salutari: i punti neri ed i brufoli. Nelle concentrazioni che determina la legge per i prodotti legali, però, la presenza di questi elementi non dovrebbe comportare gravi danni alla pelle, ma occorre sempre prestare un certo occhio e magari cambiare prodotto se ci si accorge di qualcosa che non va. Ognuno di noi è diverso, per quanto si possano standardizzare medicine e rimedi.
  • INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients). Questo elemento è riconducibile a qualsiasi prodotto cosmetico e non solo a quelli solari o alle creme. Per prima cosa considera l’ordine degli ingredienti: i primi sono quelli presenti in quantità maggiore e più alta concentrazione all’interno della formula, mentre gli ultimi sono presenti solo a tracce e percentuali poco significative. Se troviamo in alto un principio che sappiamo fare male o del quale abbiamo già comprovato e accertato la sua nocività sul nostro corpo, evitiamo ed acquistiamo un altro prodotto.

Vogliamoci bene, con un bel colore bronzeo sulla pelle naturalmente.