Come si Misura la Pressione Arteriosa con lo Sfigmomanometro

L’ipertensione è uno di quei sintomi silenti che spesso non riusciamo a percepire o capire prima che sia troppo tardi. La pressione sanguigna, infatti, soprattutto dopo una certa età ed a causa di un certo stile di vita, tende a subire un saliscendi molto pericoloso e soprattutto quando diventa troppo alta, nel caso sopraindicato, tende a divenire davvero problematica.

Se soffriamo di ipertensione e magari non ne siamo consapevoli (se non troppo tardi), saremo più soggetti a fenomeni cardiovascolari come infarti di qualsiasi tipo ed ictus, ma la pressione alta può cagionare danni nel tempo anche a carico di altri organi e tessuti come:

  • Occhi.
  • Reni.
  • Arterie Coronariche (sempre legate alla salute del muscolo cardiaco ed alla sua ossigenazione basilare per il metabolismo delle cellule).

Occorre, dunque, fare attenzione per comprendere in maniera preventiva se la nostra pressione sanguigna è ottimale oppure no, adottando le opportune contromisure che non sono solo farmacologiche, nel quale caso servirà un parere di un medico specializzato, ma anche aggiustando il nostro stile di vita e le nostre abitudini alimentari potremmo ottenere qualche beneficio.

 

Quali sono i Valori Normali

La pressione sanguigna corrisponde alla pressione che esercita il fluido, nel caso il sangue, all’interno del sistema cardio circolatorio. Una pressione ideale e ottimale, secondo vari studi, deve essere pari a 120/80 mm Hg.

Il primo numero rappresenta la sistole, ossia la pressione sistolica (la cosiddetta massima) mentre il secondo riporta la pressione diastolica, ossia quando il muscolo cardiaco si rilassa (la cosiddetta minima). I valori normali per la popolazione possono essere comunque diversi da quelli riportati, basta che la massima sia inferiore o uguale a 140 e la minima inferiore o uguale a 85 mm Hg.

Quando uno o entrambi questi valori  sono superiori, allora si parla di ipertensione ed occorre prendere le opportune contromisure nonché rivolgersi ad un medico specialista nel trattamento di questo disturbo che è di tipo sistemico e coinvolge tutto il nostro corpo.

Modificare lo stile di vita, infatti, è importante, ma non basta: la maggioranza delle persone colpite da ipertensione, circa una su tre per quanto riguarda entrambi i sessi con un maggiore rischio appannaggio delle donne dopo la menopausa, devono anche trattare la sintomatologia con farmaci di diverso tipo e scopo a seconda della natura stessa dell’ipertensione e cercando di individuare possibile cause.

Si parla, infatti, di ipertensione primaria (circa il 95%) dei casi quando non esiste una causa eziologica specifica ed identificabile ovvero curabile. Solitamente la pressione alta è figlia di alterazioni sistemiche dei complessi meccanismi che regolano il flusso pressorio tra cui il sistema nervoso centrale e le sostanze chimiche circolante che influiscono sulla pressione stessa.

L’ipertensione secondaria, invece (circa il 5% dei casi diagnosticati) riguarda una condizione figlia di malattie o scompensi sistemici che colpiscono determinati organi e ghiandole quali reni, surrenali, vasi sanguigni e cuore. Occorre, in questo caso specifico, eliminare la causa scatenante curandola per poi vedere una normalizzazione della pressione.

 

Come si Usa lo Sfigmomanometro

Lo strumento per misurare la pressione sanguigna è lo sfigmomanometro. Un nome quasi impronunciabile che in gergo viene cambiato in “bracciale” per misurare la pressione arteriosa, dato che uno dei componenti dello strumento è appunto una specie di bracciale che si gonfia e comprime i tessuti.

Come si utilizza? Non occorre essere dei professionisti e non bisogna avere paura di far male alla persona cui dobbiamo monitorare la pressione. Come tutte le cose serve pazienza e un po’ di esperienza nonché sensibilità nel valutare appieno tutte le variabili in gioco. Trattandosi di uno strumento analogico, il nostro “sentire” è assolutamente prioritario. Seppur esistono sfigmomanometri digitali e automatici, questi spesso non sono sufficientemente precisi o sono spesso soggetti ad errori, anche se esistono strumenti molto validi e validati clinicamente che sono precisissimi, ma hanno un costo.

Prendiamo il bracciale e posizioniamo dentro di questo il braccio della persona cui vogliamo misurare la pressione dopo avergli fatto sollevare gli indumenti perché non ostacolino o inficino la misura. Il bracciale va messo intorno alla parte superiore del braccio, appena sopra al gomito. Dopo di che chiudiamo la rondella della valvola ed utilizziamo l’apposito strumento per gonfiare il bracciale stesso.

Posizioniamo lo stetoscopio per auscultare il battito all’interno del bracciale ed in corrispondenza delle arterie collocate nell’avambraccio ed infiliamo gli auricolari nelle orecchie avendo cura di restare in religioso silenzio durante tutta la procedura.

Dovremo monitorare il livello indicato dalla lancetta sullo strumento che misura la pressione e non gonfiare troppo oltre la pressione massima che ci aspettiamo di rilevare, avendo cura anche di non fare troppo male alla persona soprattutto se è anziana e tende a spaventarsi.

A questo punto iniziamo a sgonfiare piano piano il bracciale aprendo la valvola con attenzione: il primo battito cardiaco che riusciremo a recepire corrisponderà al valore della misurazione indicata sullo strumento e sarà la pressione massima, mentre l’ultimo battito che riusciremo a sentire mentre si sgonfia il bracciale e scende la lancetta dei mm/ Hg, corrisponderà al valore della pressione minima.

Per effettuare una misurazione precisa, occorre calmare la persona cui andremo a monitorare la pressione sanguigna e farla sedere in silenzio per almeno cinque minuti. Quest’ultima non dovrà aver assunto caffeina (la quale sostanza alza la pressione in poco tempo), fumato da poco tabacco o fatto sport da almeno 30 minuti.

E’ possibile effettuare misurazioni sia sul braccio corrispondente al cuore (il sinistro) sia su quello destro. Attenzione, però: per confermare la diagnosi di ipertensione non basta una misurazione fuori dai livelli ottimali, ma occorre un monitoraggio serio, a diversi orari e in diversi giorni per appurare che non si tratti di una condizione passeggera, ma di un vero e proprio stato di fatto.

Solo se la pressione sanguigna risultasse molto elevata occorre agire subitaneamente e chiamare subito il medico ovvero allertare i soccorsi perché si tratta di una condizione molto pericolosa per la salvaguardia stessa della persona.

Molte ricerche hanno dimostrato che l’attività di monitoraggio della pressione arteriosa fatta tra le mura di casa, riduce il rischio di eventi vascolari come ictus, infarto ovvero insufficienza cardiaca, ma anche quella renale. Ai pazienti più rischio, dunque, è fortemente consigliato l’acquisto di apparecchi e monitor per rilevare automaticamente la pressione arteriosa (di qualità alta e che siano validati clinicamente) oppure il monitoraggio manuale fatto a casa con lo sfigmomanometro.

 

Rimedi per la Pressione Alta

Se, come abbiamo detto, non esistono cause eziologiche sicure per quanto concerne l’ipertensione primaria, esistono invero fattori di rischio che possono contribuire a sviluppare questa condizione debilitante a lungo andare e nel breve periodo.

Alcuni di questi sono controllabili (peso, quantità di sale nel regime alimentare elevato, assunzione di alcool, sedentarietà …), mentre su altri ancora non sono del tutto chiare le implicazioni: lo stress, è ritenuto un fattore davvero importante nello sviluppo dell’ipertensione, ma la sua specificità non consente di adottare un approccio clinico specifico che vada bene per tutti i soggetti.

Oltre a questi fattori di rischio, esistono predisposizioni genetiche ed altre variabili che incidono nello sviluppare tale condizione, ad esempio l’età ovvero la razza. Per quanto concerne le cause inerenti l’ipertensione secondaria, molto spesso si tratta di problemi endocrini ovvero surrenali o renali.

Cosa possiamo fare, dunque, per trattare la condizione di ipertensione appurata ovvero per prevenire in caso di presenza di diversi fattori di rischio (ad esempio il corredo genetico)?

Ecco i quattro elementi determinanti:

  • Stile di Vita. Cambiare lo stile di vita può coadiuvare nell’abbassare la pressione sanguigna. Alcuni potrebbero semplicemente ridurre lo stress legato a proprie cattive abitudini e beneficiare di una condizione ottimale pressoria anche senza necessitare di farmaci, ovvero riducendone il dosaggio. Fermo restando il parere del medico curante, questo elemento è di certo un alleato, ma occorre cambiare in meglio il proprio stile di vita e questo non è di certo facile.
  • Dieta. Anche nel caso dell’ipertensione, come di altre tipologie, il benessere passa dalla tavola. Assumere troppo sodio, ovvero sale, è importante, ma non bisogna esagerare. Gli ipertesi dovrebbero limitarsi a consumare al massimo 1500 mg al giorno di sale (1 grammo e mezzo), ma non è di certo facile capire e misurare la quantità di sodio che stiamo assimilando con i cibi. Possiamo rimuovere dalla dieta gli alimenti troppo complessi e trasformati (quelli ricchi di sale), controllare le etichette sulle confezioni alla voce “sodio” e farci aiutare da una dietista qualificata. Un quarto di cucchiaino di sale contiene circa 600 milligrammi di sodio, più di un terzo del consentito.
  • Esercizio fisico. L’esercizio fisico è quasi una panacea per tutti i mali perché combatte lo stress e la sedentarietà. Fare esercizio aiuta a ridurre la pressione sanguigna e mantiene sano e forte il nostro muscolo cardiaco. Oltre a questo, muoverci ci consentirà di avere un BMI ottimale (Indice di Massa Corporea), ossia un peso idoneo rispetto alla propria altezza: questo inciderà sul benessere generale del corpo ed anche sulla pressione sanguigna.
  • Farmaci. Chi soffre di ipertensione deve modificare necessariamente lo stile di vita, ma nella maggioranza dei casi dovrà ricorrere anche all’ausilio di farmaci che abbassino la pressione sanguigna. Ne esistono di vari tipi e con diversi funzionamento a seconda dei casi: tutti prescritti dopo attenta valutazione medica ed analisi dei benefici e delle condizioni fisiche del paziente. Solitamente il medico può prescriverci anche un mix di farmaci di diverso tipo (diuretici, ACE inibitori, Calcio antagonisti, Alfa e Beta bloccanti, Simpaticolitici ad azione centrale) e in maniera dipendente dalle nostre condizioni. Se un soggetto ha subito un infarto miocardico ed è iperteso, solitamente dovrà assumere un Beta-bloccante. Importante è seguire la posologia e le indicazioni del medico avendo cura di farsi visitare ciclicamente per capire se la situazione è cambiata e necessita di una revisione del piano terapeutico. Alcuni farmaci hanno un’emivita, ossia un cclo che funziona per 12 o 24 ore quindi non possiamo di certo sgarrare per non sperimentare effetti collaterali.