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Intolleranza ai Solfiti, cosa sono, dove si trovano, Sintomi e Cosa Mangiare

Cosa Sono

I solfiti sono comunemente impiegati all’interno di diversi prodotti alimentari, bevande, cibi e farmaci, allo scopo di una conservazione nel tempo. Una parte della popolazione, circa l’1%, sviluppa una sensibilità si solfiti in grado di causare diversi disturbi a livello fisico.

I solfiti rilasciano una sostanza denominata anidride solforosa, la stessa responsabile della conservazione degli alimenti e dei prodotti farmaceutici. L’anidride solforosa, denominata anche SO2, una sostanza irritante per i soggetti che sviluppano una sensibilità o un’intolleranza ai solfiti, in grado di attaccare le vie respiratorie.

In presenza di un’intolleranza o allergia ai solfiti diventa estremamente difficile in quanto non si trovano test specifici per la diagnostica del disturbo, né analisi sanguigne atte a rivelarlo.

I soggetti intolleranti ai solfiti non avranno però bisogno di evitare i prodotti a base di zolfo e solfati presenti all’interno di saponi, shampoo, contenenti comunemente composti come sodio lauril solfato, in quanto non responsabili delle reazioni allergiche.

Diversamente invece lo zolfo presente all’interno dei prodotti da giardinaggio sono in grado di provocare reazioni irritanti a carico dell’apparato respiratorio per inalazione senza rappresentare un problema specifico per gli intolleranti ai solfiti.

Dove si Trovano

La presenza dei solfiti a livello industriale, alimentare e farmaceutico, si trova diffusa su ampia scala presente soprattutto in farmaci, nella birra, nel vino, succhi di frutta, tè istantaneo, preparati con succo di limone, succo d’uva, aceto, bevande analcoliche, alcuni sughi e condimenti, salse, cipolle sott’aceto, gelatine, marmellate, frutta, insalate e talvolta nei crostacei, condimenti a base di ciliegie, prodotti a base di carne, biscotti, crackers, frutta secca, pane, macedonie.

Ma i solfiti si trovano anche sopra i gusci di noci,noccioline, patate da forno, conserve sotto spirito, conserve di pomodoro, caramelle, merendine confezionate.

Per rilevare la presenza dei solfiti all’interno degli alimenti, oltre alle indicazioni delle etichette, è possibile servirsi di alcune strisce apposite rilasciate esclusivamente da alcuni laboratori di diagnostica e quindi di non semplice reperibilità.

Secondo la legge tuttavia la presenza di solfiti deve essere regolamentata dalle indicazioni in etichetta, attraverso i seguenti codici specifici:220 Anidride solforosa, 221 Solfito di sodio, 222 Bisolfito di sodio, 223 Metabisolfito di sodio, 224 Potassio metabisolfito, 226 Calcio solfito, 227 Bisolfito di calcio, 228 Potassio bisolfito.

I livelli più alti di solfiti si trovano sopratutto all’interno del vino bianco piuttosto che all’interno di quello rosso.

Sintomi

In presenza di una intolleranza ai solfiti, ma anche sensibilità o allergia, sarà necessario escludere tutti i prodotti alimentari contenti questo specifico conservante, optando per alimenti maggiormente freschi e non conservabili a lungo.

Il corredo sintomatico di un’intolleranza ai solfiti potrebbe presentare problemi respiratori, prurito agli occhi, faringite, tosse, fiato corto, attacchi asmatici, acidità di stomaco, shock anafilattico, broncospasmo nei soggetti predisposti, eruzioni cutanee, dissenteria, acidità urinaria, calo dell’odorato o del gusto, Acidità urinaria, calo dell’odorato o del gusto, stanchezza, spossatezza generale, fibromialgia, sindrome da fatica cronica, insufficienza renale, insufficienza epatica.

Anche i prodotti congelati dovranno quindi essere attentamente valutati e ridotti al minimo, optando per i preparati casalinghi come le salse e i sughi, i condimenti privi di conservanti.